Come gestire le emozioni in modo positivo e benefico

Come gestire le emozioni in modo positivo e benefico

Gestire le emozioni non significa reprimerle e neppure modificarle. Troppo spesso, le emozioni ci fanno paura perché crediamo che, se ci lasciassimo invadere da esse, ne rimarremmo schiacciati, disintegrati, in qualche modo sconfitti. È infatti diffusa l’erronea convinzione, forse anche tu la pensi così, che nel momento in cui accettiamo di sentire alcune emozioni queste ci abiteranno per sempre. Molte persone hanno paura di precipitare in un abisso senza fondo dal quale sarebbe impossibile uscire.

Ecco che diventa ovvio, partendo da queste convinzioni, il desiderio di gestire le emozioni nel senso di domarle, cancellarle, soffocarle.

 

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In questo blog ho già raccontato che il mio punto di vista sul tema è molto diverso. Anzi, potrei dire che è diametralmente opposto. Esprimere le emozioni è molto importante e oggi voglio raccontarti di un passaggio aggiuntivo essenziale per gestire le emozioni in modo nuovo. Il mio intento è aiutarti ad abbracciare anche le emozioni più potenti, con l’obiettivo di evitare che si accumulino. Evitare questo accumulo emotivo fa parte, per me e secondo il mio approccio terapeutico, della vera prevenzione delle malattie.

Vediamo allora come puoi fare perché le emozioni non rimangano troppo a lungo attive nel tuo organismo.

Primo passo per gestire le emozioni, capire da dove vengono

Spesso diamo la colpa delle nostre emozioni agli altri. “Sono arrabbiata perché mio marito non mi rispetta”. “Sono frustrato a causa del mio capo, mi chiede di lavorare moltissimo ma non mi paga abbastanza”. “Sono esausta: mio figlio mi fa impazzire”.

Gli altri, in realtà, non sono affatto responsabili delle nostre emozioni; esse ci appartengono e siamo noi a crearle. Le emozioni sono il risultato del nostro personale modo di vivere, in un determinato momento, una certa situazione.

Detto in altri termini, non sono gli eventi o le persone a provocare le emozioni. Questo diventa chiaro se rifletti sul fatto che di fronte a uno stesso evento dieci persone differenti possono avere altrettante emozioni diverse. Tra loro quasi sicuramente ci sarà anche chi rimarrà totalmente indifferente.

Le emozioni sono messaggi che raccontano quello che accade dentro di te, non quello che sta accadendo fuori.

Non sono gli eventi o le persone a provocare le emozioni, siamo noi stessi

Le emozioni condizionano azioni e risultati

Un’emozione si scatena dentro di te nel giro di pochi millisecondi (e quindi a una velocità che rende la cosa impossibile da controllare), insieme a essa si scatenano anche delle reazioni fisiche automatiche.

L’emozione provoca reazioni interne all’organismo (che puoi percepire oppure no). Secondo il tipo di emozione si possono verificare ad esempio un arrossamento del viso, l’aumento del battito cardiaco, l’inarcamento delle sopracciglia, l’irrigidimento della schiena. la dilatazione dello stomaco, la contrazione della mascella e così via.

Ogni emozione è anche accompagnata da una o più re-azioni agli stimoli esterni. Queste re-azioni (cioè azioni non propriamente volontarie rivolte all’esterno in risposta allo stimolo emotivo) sono un po’ più lente; per questo ci danno il tempo di scegliere se assecondarle o meno. In alcuni casi contrattacchiamo verbalmente in modo aggressivo, oppure smettiamo di parlare di colpo. In altri casi parte uno schiaffo, ci spostiamo di scatto, cambiamo posizione, ci blocchiamo fisicamente e così via.

L’emozione non si può impedire

Mettiti il cuore in pace: non puoi fare nulla sul momento per impedire a un’emozione di nascere e neppure per bloccare i suoi effetti fisiologici immediati. Hai però un grandissimo potere: puoi scegliere cosa fare di questa emozione, cioè se rifiutarla o accoglierla.

Scegliere di accogliere l’emozione, però, non significa darle il potere di farci reagire in modo automatico e controproducente. In effetti, quando siamo in balia delle nostre emozioni, non agiamo ma re-agiamo. Queste re-azioni ci portano spesso fuori strada e sono controproducenti rispetto ai nostri obiettivi e desideri profondi.

Cosa facciamo spesso

Spesso quando arriva un’emozione, intensa o meno che sia, blocchiamo il respiro e andiamo in contrazione per reprimerla e resistere ai suoi effetti. Questo non è saper gestire le emozioni.
Gestire le emozioni positivamente vuol dire invece trasformarsi in ampi contenitori che si lasciano attraversare dalla tempesta emotiva, respirando e restando fermi. Accogliere l’emozione è un’azione attiva e consapevole di osservazione, senza re-azioni.

Gestire le emozioni positivamente significa anche lasciarsi attraversare dalla tempesta emotiva

Cosa significa accogliere un’emozione

Accogliere un’emozione che vogliamo gestire in modo positivo e utile per noi significa riuscire a viverla in tutta la sua potenza, accettando di essere completamente coinvolti, senza però identificarci con essa. Significa anche accettare di non giudicare quest’emozione.

Quando un’emozione arriva, non cercare di razionalizzare pensando se sia giusta o sbagliata, legittima oppure no. Semplicemente prendi atto che c’è e lasciale spazio. Se le emozioni sono accolte, diventano effimere e non c’è ragione di aver paura che ti invadano a lungo.

Il rilassamento dopo lo tsunami emotivo

Dopo qualche minuto, o più raramente dopo qualche ora, di un vero e proprio tsunami emotivo, arriverà la fase del rilassamento. Proprio come il mare si calma ogni volta dopo la tempesta. Vedrai: a quel punto sarai libero dall’emozione e ti sentirai più vitale, anche se molto probabilmente sarai stanco. Si sperimenta, di solito, quella stanchezza rilassata tipica delle fasi successive a uno sforzo fisico importante.

Avendo accolto senza giudizio l’emozione, ci sarà tutto lo spazio libero per la serenità e la gioia. È proprio questo il vantaggio di accogliere le emozioni, evitando di reprimerle o nasconderle.

Abbi fiducia: dopo un momento di disperazione o di furia, potresti veramente provare una grande gioia. Ti sembrerà impossibile se non ne hai ancora fatto l’esperienza ma invece è proprio così.

Imparare dai bambini a gestire le emozioni

Recuperiamo la spontaneità e l’autenticità del bambino che è capace di piangere disperato per dieci lunghi minuti per poi scoppiare in una fragorosa risata pochi istanti dopo.

Nella mia esperienza, la gioia e la serenità provate dopo uno sfogo emotivo nascono dal fatto di aver lasciato agire l’emozione ed essersi liberati della tensione emotiva accumulata.

C’è anche un livello più profondo all’origine di questa gioia e serenità. La gioia profonda e sottile legata al fatto di aver accettato noi stessi e l’emozione, piacevole o spiacevole che sia. I nostri lati oscuri, in questo modo, diventano molto meno cupi e spaventosi proprio perché li abbiamo accolti.

Prova tu stesso. Dopo aver accettato di vivere un’emozione, specialmente una di quelle che ritieni scomode o sconvenienti, senza giudicarti, sentirai in te qualcosa di nuovo, l’apertura verso te stesso e verso gli altri. Una sensazione di amore, gioia e pace che provengono dall’interno.

Gestire le emozioni positivamente vuol dire pure accettare i lati più cupi e oscuri di noi stessi

Gestire le emozioni positivamente porta a un cambiamento

Nel tempo, man mano che si sperimenta la sensazione di pace data dall’accettare le emozioni e viverle liberamente, senza pregiudizi, costrizioni o paure, la vita diventa più leggera. Gestire le emozioni positivamente permette di essere semplicemente quello che siamo e di vivere sempre di più in pace con noi stessi e gli altri.

La spontaneità nella nostra società, è fattibile?

So già cosa stai pensando: come si fa nella nostra società a lasciar liberamente agire le emozioni? “Non posso infuriarmi con il mio capo”. “Non è possibile scoppiare a piangere durante una lezione”. “Come faccio a urlare contro lo Stato?”.

Ci sono situazioni nelle quali esprimere le nostre emozioni potrebbe essere controproducente. Per paura di “versare benzina sul fuoco”, crescendo impariamo a trattenere le emozioni.

Per ora le cose stanno così: la nostra società non vede di buon occhio la possibilità di esprimere le emozioni liberamente. Aspettando che l’umanità evolva e cambi atteggiamento nei confronti delle emozioni ti suggerisco una strategia, quella dei post-it.

La strategia dei post-it

Quando un’emozione sta arrivando e non pensi di essere nelle giuste condizioni per esprimerla liberamente scrivi mentalmente un post-it, un appunto da conservare dentro di te.

Ricordati di tornare sull’emozione in seguito, quando sarai libero di esprimerla. Le emozioni possono essere accolte anche a distanza, ripensando alle situazioni che le hanno generate. Per aiutarti a farlo puoi scrivere una lettera. Mi raccomando: usa carta e penna, al computer l’effetto non sarebbe lo stesso.

Quando esprimere le emozioni non è possibile perché non sarebbe socialmente accettato, possiamo usare alcuni espedienti per non reprimere le emozioni ma accoglierle in un secondo momento

La lettera e l’atto simbolico del fuoco

Pensa alla situazione che ha generato l’emozione che ti sei sentito costretto a trattenere e scrivi tutte le parole che ti vengono in mente.

Scrivi rivolgendoti alla persona o all’evento che pensi sia la causa scatenante dell’emozione (anche se in realtà la causa scatenante è il tuo modo di vivere la situazione). Ad esempio puoi scrivere “Signor capo non può trattarmi così! È profondamente ingiusto! Sono furioso…”. Oppure “Maledetti politici che non mettete al primo posto il benessere dei cittadini! Servirebbe così poco per far funzionare tutto al meglio!” e così via. Sviluppa tutti gli argomenti e sfoga liberamente le parole trattenute.

Non cercare di essere gentile, educato, simpatico o rispettoso, non avrebbe senso. Questa lettera non verrà mai recapitata a nessuno, non verrà letta da nessun altro a parte te. Scrivi di pancia: insulti, esagerazioni, generalizzazioni, sentenze drastiche… Tutto è permesso. Intanto che ti sfoghi verbalmente, respira, osserva e accogli anche le reazioni del tuo corpo.

Dopo aver liberato l’emozione in ogni sua parte, puoi bruciare la lettera per trasformare il suo contenuto in cenere: una sostanza leggera e fertile.

Puoi eliminare la cenere gettandola nel water oppure spargendola nella terra ai piedi di una pianta. Poiché la cenere è fertile, aiuterà la pianta a crescere. In questo modo avrai trasformato e messo di nuovo in circolo, nel ciclo della vita, ciò che era rimasto bloccato dentro di te.

La scelta di accogliere le proprie emozioni

Se ignoriamo le nostre emozioni e ci rifiutiamo di ascoltarle e prenderle in considerazione, accettiamo di essere in balia di quello che ci accade e che proviamo. Ci troviamo ad agire in modo automatico senza comprenderne le cause. Le emozioni ci gestiscono e ci sentiamo senza potere. Inoltre, perdiamo una preziosa occasione per conoscere noi stessi.

Quando invece scegliamo di essere attivi e osservare cosa accade nel momento in cui nasce un’emozione, abbiamo l’opportunità di comprendere:

  • il contesto in cui l’emozione nasce in noi, cioè i fatti oggettivi;
  • il motivo per cui nasce quest’emozione, ovvero il modo in cui interpretiamo la realtà e perché lo facciamo;
  • quale reazione o reazioni si scatenano in noi in modo automatico.

Quando osserviamo con onestà, possiamo anche valutare se quanto proviamo e le sue conseguenze sono “appropriate” alla situazione, cioè razionalmente adatte e proporzionate all’evento. Oppure se la reazione emotiva scaturita è oggettivamente sproporzionata alla situazione contingente.
Ci accorgiamo (senza giudicare o condannare) che l’emozione è sproporzionata? Possiamo interrogarci sul perché sia tanto intensa.

La qualità e l’intensità dell’emozione sono condizionate dal nostro modo di vivere la situazione e dunque dai filtri con cui interpretiamo la realtà. Questi filtri nascono dal nostro dialogo interiore, dal vissuto personale presente e passato e addirittura da quanto è accaduto ai nostri familiari risalendo alla genealogia.

Il potere di accogliere l’emozione

Accogliere l’emozione ci permette di osservare cosa accade in noi e perché. Quando provi un’emozione, puoi scegliere di lasciare che ti guidi verso altri episodi della tua vita in cui hai provato qualcosa di analogo. Potresti anche approdare in contesti diversi, in epoche diverse. Le emozioni del presente sono spesso emozioni già vissute nell’infanzia e nella vita dei nostri avi.

L’emozione può farci da guida per risalire ad altri episodi nel passato in cui ci siamo sentiti allo stesso modo

L’emozione come porta d’ingresso a un viaggio interiore

Se accetti di accogliere un’emozione che provi nel presente, farlo potrebbe ricondurti a una ferita emotiva del passato e potrebbe aiutarti a elaborarla. Sto parlando di quei traumi dolorosi che rimangono in noi e che guidano le nostre azioni senza che ce ne rendiamo conto. Potresti renderti conto che la furia che senti, il senso di svalutazione o di ingiustizia che provi, oggi, nei confronti di una persona o di una situazione, è la stessa emozione che provavi nell’infanzia di fronte a tuo padre o a tua madre.

L’emozione acuta e drammatica diventa così una preziosa alleata, il segnale di una ferita passata che si può scegliere di guarire per essere in pace con il passato e con il presente. Fare pace significa diventare più aperti e sereni rispetto alla propria vita presente e al futuro.

Chiamata a porsi delle domande

Chiamata a porsi delle domande

Perché porsi delle domande? Ho grande perplessità sul modo in cui si affrontano i temi della salute e della malattia oggi. Sento la necessità di riaprirsi alla curiosità, osando rimettere in causa le basi del ragionamento convenzionale. Osservo nell’evoluzione della medicina occidentale e della gestione della sanità una spinta al pensiero unico. Spinta supportata da un’informazione mainstream martellante e manipolante.

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Perché focalizzarsi su un solo tipo di pensiero, quando la varietà di vedute rappresenta una ricchezza incredibile che permette di ampliare sia il punto di vista su una situazione complessa, sia le opportunità di aiuto alle persone che stanno male?

Perché focalizzarsi su un solo tipo di pensiero?

Avere il diritto di dubitare

In un momento in cui sembra vietato dubitare e interrogarsi, lancio una “chiamata a porsi delle domande”. Credo che ogni persona possa trarre grandi benefici, in termine di salute, dall’imparare a porsi le domande giuste.

In questo breve articolo sarò io stessa a porre alcune domande a mio avviso fondamentali; alcune fungeranno da esempio per possibili domande che potresti porti rispetto alla tua salute, o a un sintomo. Altre sono questioni aperte sui temi generali della cura e della salute che pongo come stimolo di riflessione, sia per i curanti sia per le persone che vogliono rinforzare la loro autonomia in termini di cura e tutela della propria salute.

Quando sorge una domanda, il mio invito è di non arrendersi di fronte all’assenza di risposte e di perseverare nel porsi le domande; soprattutto rispetto a un tema così importante come la salute. 

Persevera nel porti delle domande

La curiosità è un motore

Sono personalmente grata per la tenacia della mia curiosità che è sopravvissuta agli anni senza risposte. Queste domande hanno guidato la mia ricerca e mi hanno permesso di scoprire tanti approcci diversi e di esercitare oggi la mia professione con gioia e in un modo che per me ha senso.

Ecco quindi un po’ di quelle domande che mi sono posta in gioventù, e per le quali ho dovuto cercare al di fuori dei miei studi di medicina convenzionale per avere risposte soddisfacenti.

Perché sorge un sintomo?

Perché ho un dolore all’orecchio destro e non a quello sinistro?

Perché sviluppo un cancro al seno? Perché a me e non a un’altra donna? Perché ora e non cinque anni fa? Perché un carcinoma duttale e non un adenocarcinoma?

Perché uno guarisce e l’altro no?

Se la prostata aumenta quando si invecchia, perché non tutti gli uomini anziani hanno fastidi urinari?

Porsi delle domande e mantenere la curiosità

Condivisione dei saperi

Recentemente una persona mi ha raccontato il suo primo incontro con l’oncologo in seguito ai risultati sospetti di alcune indagini.

Alla domanda della paziente: “perché mi sono ammalata di questo cancro?” la risposta è stata: “per puro caso”.

Poi il medico ha aggiunto “oppure a causa di un insieme di fattori che si sono incrociati per giungere a questo risultato”. 

Alla domanda successiva: “Cosa posso fare per aiutare le cure?” la risposta dell’oncologo è stata: “nulla”.

La prima e la terza risposta mi hanno lasciato a bocca aperta.

Faccio fatica a capacitarmi che dopo tutte le scoperte degli ultimi quarant’anni sia possibile avere ancora questo punto di vista! Veramente il cancro (come la malattia in generale) si sviluppa per caso e non c’è niente da fare per guarire, oltre a mettersi nelle mani dei medici convenzionali?

Non ti stona?

La medicina convenzionale ospedaliera e le medicine complementari vivono in compartimenti così perfettamente stagni?

Non arrivano nei reparti ospedalieri informazioni sulle scoperte della PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia), sull’importanza del vissuto emotivo sulla salute, dei pensieri e dell’ambiente? 

Equivale forse a svalutare la propria professionalità integrare un punto di vista umanistico a quello meccanicistico e biochimico?

Integrare le conoscenze

Tutto frutto del caso?

Perché l’influenza, cosi contagiosa, colpisce solo alcuni e non tutti, anche in seno allo stesso nucleo famigliare?

Siamo d’accordo che esiste un processo vitale meraviglioso, capace di trasformare in nove mesi due cellule in un essere vivente completo, complesso e raffinato?

In caso di malattia questo processo si guasta? Veramente? Se veramente si guasta, perché oggi e non ieri o domani? E perché in questo punto preciso del corpo?

Perché da quest’anno sono allergico alle fragole quando ne ho mangiate felicemente per sessant’anni della mia vita?  Perché alcuni bambini sono sotto antibiotici ogni mese per vari malanni quando altri sono sani e robusti?

È cosi difficile porsi domande quando non abbiamo le risposte?

Se non ci poniamo le domande, ci precludiamo l’accesso alle risposte.

Se non ci poniamo le domande, ci precludiamo l’accesso alle risposte.

Porsi domande stimola la curiosità e aumenta la probabilità di ricevere risposte.

E se fosse possibile avere qualche informazione in più? E se non fossimo cosi ignoranti e qualcuno avesse studiato e trovato delle vie di ricerca interessanti?

Primi passi per integrare il vissuto emotivo e la risposta organica del corpo

Per esempio: sai che sulla base dell’osservazione dell’embriologia e dell’anatomia sono stati individuate quattro grandi famiglie di vissuto emotivo che fanno reagire il corpo a quattro livelli tessutali diversi? Ecco un paio di esempi di queste reazioni.

Quando vivi una situazione emotivamente significativa, che scatena in te un senso di pericolo per la tua sopravvivenza, si attivano i tessuti innervati dal tuo tronco cerebrale; esso, infatti, gestisce in modo inconscio la tua sopravvivenza. Essenzialmente, i tessuti coinvolti sono i polmoni o il tubo digerente e le sue ghiandole. Ciò perché le primarie necessita per la sopravvivenza sono respirare e digerire.

Quando invece vivi una situazione per cui senti la tua integrità in pericolo, si attiverà il cervelletto e in contemporanea qualche tessuto che ha il compito di proteggerti: il derma, la pleura, il pericardio, il peritoneo oppure la ghiandola mammaria quando chi è in pericolo è un membro del clan.

Il corpo, un capolavoro

Osservando questi meccanismi mi chiedo: e se il corpo fosse meravigliosamente orchestrato per un funzionamento ottimale in autonomia?

Non mi sembra che nel pacchetto “creazione degli esseri viventi su questa Terra” sia inclusa la dipendenza dai farmaci e dalla medicina. Certo: le relazioni umane includono l’aiuto e la cura, ma di sicuro non la dipendenza.

È cosi pericoloso aprirsi all’idea della competenza del corpo, il quale reagisce in modo sensato al modo tutto nostro di vivere una situazione? Rischiamo davvero di rimanere schiacciati dal senso di colpa se ci riappropriamo del nostro potere?

È più dannoso e pesante il senso di colpa o il senso di impotenza e smarrimento?

Prendere la responsabilità e lasciare la colpa

Il senso di colpa non ha nessun posto quando si approfondisce il funzionamento del corpo.

Il senso di colpa nesce dall’illusione di onnipotenza del nostro Ego. L’Ego che pretende essere capace di controllare la Vita che scorre dentro di noi, ogni nostra cellula e perfino le reazioni arcaiche del nostro “animaletto interiore”. Quando invece questo “animaletto interiore” ha il compito importantissimo di tenerci in vita, e sa come farlo. Non pensa; semplicemente sente e agisce immediatamente a fronte di ogni necessità biologica vissuta. Ci fa respirare, digerire, cogliere ogni informazione lasciandoci liberi di pensare, di amare e di rifare il mondo.

La bellezza di porsi delle domande

Alla fine di questa carrellata di domande e riflessioni, mi resta solo da invitare ognuno a riprendere o a continuare a porsi delle domande. Anche se le riposte non dovessero arrivare subito, la curiosità paga sempre. 

Ti auguro di riconnetterti alla meraviglia del tuo corpo e alle conoscenze sufficienti a non essere d’intralcio all’espressione della sua competenza. La conoscenza di sé e del proprio corpo è accessibile a tutti. Ci sono tante vie per svilupparla. La più importante è ascoltarti e seguire i segnali del tuo corpo. Puoi iniziare esplorando, con buone domande, un tuo sintomo. Inizierai così un percorso che ti permetterà di trasformare quel sintomo, al principio fastidioso, in un’opportunità di conoscenza interiore, riconciliazione e crescita personale.

Sicurezza e abbondanza, come farne esperienza

Sicurezza e abbondanza, come farne esperienza

Oggi, a molti sembra impossibile provare un senso di sicurezza e abbondanza. Stiamo attraversando un’epoca difficile che appare ostile al benessere e alla salute. Tante persone percepiscono insicurezza e hanno paura della scarsità. Scarsità di risorse, di tempo, di affetti.

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C’è da dire che le informazioni che arrivano dai telegiornali e in generale dal mainstream sono fortemente incentrate sui pericoli e sui drammi del mondo. Chi guarda la televisione ogni giorno subisce una subdola iniezione quotidiana di violenza, guerre, crimini, tradimenti, disonestà. Questi temi, inoltre, sono quasi onnipresenti nei film di vario genere proposti al grande publico.
Questo bombardamento, a lungo andare, toglie a tanti la fiducia nell’essere umano, nel presente e nel futuro.

Il bombardamento mediatico toglie a tanti la fiducia nell’essere umano, nel presente e nel futuro

Negli ultimi anni la comunicazione che va in questa direzione è stata ancora più martellante e ha nutrito un forte senso di paura per il futuro. Tra il cambiamento climatico, l’inquinamento, la pandemia, la guerra, la carenza di materie prime: le leve per nutrire il senso di insicurezza e scarsità sono numerose. Di conseguenza tanti si sentono sempre più lontani dal provare un senso di sicurezza e abbondanza.

Agire per avvicinarsi a sicurezza e abbondanza

Ci sono vari livelli ai quali si può intervenire quando stiamo male, come ho spiegato nell’articolo Mente sana in corpo sano, sono azioni, emozioni e pensieri.

Il primo consiglio che voglio dare a te che stai leggendo e vivi questa situazione di lontananza dal senso di sicurezza e abbondanza riguarda il primo livello, quello delle azioni.
Si tratta di un modo per cambiare ciò che accade all’esterno. Anche se questo è il livello più superficiale, io non lo trascurerei.
L’azione fondamentale che ti consiglio è: scegli con cura il tuo nutrimento emotivo, intellettuale e spirituale. Con questo obiettivo, ti invito a spegnere definitivamente la televisione. È un metodo molto efficace. Se però questa risoluzione ti sembra troppo drastica, potresti decidere almeno di non accendere lo schermo (grande o piccolo che sia) ogni giorno.
Come sottolineato, questa è un’azione che modifica l’esterno. Personalmente prediligo di più il lavoro sull’interno. Vediamo cosa si può fare per modificare ciò che accade in noi e che predispone a sentirci sempre più lontani da sicurezza e abbondanza.

Cambiare la predisposizione interiore

Se mi conosci già sai che il mio modo di affrontare una situazione difficile, qualunque essa sia, parte dal comprendere cosa va a smuovere in me quella situazione. Suggerisco sempre di chiedersi: perché vivo in modo così stressante questo evento? Eppure, un’altra persona, accanto a me, rimane serena, nonostante il contesto sia lo stesso.

Cercando di definire una domanda più precisa e in linea con il tema di questo articolo è importante chiedersi:
Come posso evitare di essere un terreno fertile per l’attecchimento del senso di insicurezza e scarsità?
Meglio ancora, trasformiamo la domanda in modo positivo, facendo un esercizio molto benefico per il dialogo interiore. Chiediti piuttosto: come posso diventare terreno molto fertile per lo sviluppo del senso di sicurezza e abbondanza?

Il mio obiettivo è quello di fornirti degli spunti di riflessione e dei suggerimenti per trasformare te stesso in un terreno fertile, così che cresca rigoglioso in te il senso di sicurezza e di abbondanza.

Il potere di stare meglio

Sotto molti punti di vista abbiamo un potere quasi nullo rispetto a quello che accade intorno a noi nel Mondo. Sto parlando per esempio dei terribili conflitti in corso. Noi comuni mortali non possiamo certo prendere decisioni politiche. Lo stesso vale per l’arrivo di un nuovo virus, le disposizioni di Legge, le scelte che riguardano il commercio internazionale o le direttive per la salvaguardia dell’ambiente. Invece, abbiamo un potere enorme sul modo in cui viviamo ogni situazione.
Le emozioni sono nostre e siamo noi a crearle, non sono gli eventi esterni a essere responsabili di come ci sentiamo.

Abbiamo poco potere su quanto di brutto accade nel mondo ma abbiamo moltissimo potere su come viviamo la situazione

Una persona, nonostante sia immersa in un contesto bellissimo di pace, serenità e abbondanza, potrebbe comunque sentirsi insicura, arrabbiata e insoddisfatta. E viceversa.

Per chi soffre di insicurezza e senso di scarsità

A volte l’insicurezza è legata al presente e alla situazione reale che stiamo vivendo. In altri casi l’insicurezza riguarda il futuro ed è legata a un pernicioso stato di ansia.
Forse ti capita di fare questi pensieri. “Ce la sto facendo ora, ma ho paura di non farcela domani. Sono vivo ora ma ho paura di morire domani. Ho un tetto sulla testa e abbastanza da mangiare oggi ma ho paura di perdere tutto domani. Ho abbastanza soldi oggi per vivere e garantirmi un buon tenore di vita ma questa cosa potrebbe cambiare. Ho una relazione di coppia e una famiglia soddisfacenti ma non so se durerà”.

La prima azione da compiere è ripristinare la capacità di adattarsi. Vediamo esattamente di cosa si tratta.

Primo passo: la capacità di sapersi adattare

Come primo passo penso sia importante ripristinare la fiducia nella propria capacità di adattarsi ai cambiamenti. Se non hai fiducia nella tua capacità di adattamento, ti ricordo qualche fatto che riguarda proprio la natura dell’essere umano. Adattarsi è qualcosa che fa parte di noi. In milioni di anni, la nostra specie non si è estinta proprio grazie alla capacità di adattamento, che è intrinseca.
In ogni instante il tuo corpo, senza che tu debba minimamente intervenire, si adatta al mondo esterno. E lo stesso fa anche la tua mente, si adatta. Ci adattiamo ai cambiamenti di temperatura, allo spostamento da un luogo all’altro, alle diverse altitudini e latitudini, all’umore che si modifica e così via.

C’è però probabilmente una parte di te, che potrebbe essere rigida e paurosa e bisognosa di controllare tutto, che teme i cambiamenti. Molto probabilmente è questa parte a instillarti il dubbio di non essere capace di adattarti. Chi dà ascolto a questa voce interiore evita di uscire dalla zona di confort ogni volta che può, perché così ha l’illusione di controllare tutto.

L’insicurezza positiva e quella negativa

Da un punto di vista biologico, percepire insicurezza può essere molto utile, ad esempio nel momento in cui ci si confronta con una situazione che va al di là dei propri limiti. Questo accade quando ciò che vivi ti richiede uno sforzo esagerato, tempi troppo rapidi (o magari troppo lenti), un movimento che mette a rischio l’integrità e la salute del tuo apparato muscolo-scheletrico, oppure ancora quando qualcosa ti costringe a un lavoro che per essere svolto ti impedisce di dormire a sufficienza. Anche vivere in un ambiente troppo inquinato o conflittuale può fare percepire insicurezza.

Sentirsi insicuri è biologicamente utile per permetterci di riconoscere e rispettare i nostri limiti. In questo modo possiamo evitare di accettare situazioni in cui mettiamo noi stessi in pericolo.
Ecco un esempio ancora più concreto. Se soffri di vertigini devi essere in grado di rifiutare l’invito a percorrere una via ferrata che si snoda sopra a un enorme precipizio.

Sentirsi insicuri è biologicamente utile per permetterci di riconoscere e rispettare i nostri limiti

Attenzione: quando si lavora a livello biologico, la capacità di riconoscere i propri limiti comprende quelli superiori, certo, ma anche quelli inferiori.
Questa capacità biologica ci permette di essere in contatto con la realtà nuda e cruda. Evita che la mente ci imbrogli e che ci faccia pensare di non essere capaci di qualcosa che invece possiamo fare benissimo.

Secondo passo: ripristinare la propria integrità

Ripristinare l’integrità è uno dei tre potenziali biologici pilastri, e si va a verificare quando un terapeuta lavora con la Biokinesiologia.

Perdiamo la nostra integrità quando siamo feriti fisicamente, a causa di un taglio, una frattura, una malattia eccetera. Possiamo anche perdere la nostra integrità a vari livelli: emotivo, sentimentale, sessuale, intellettuale, sociale, spirituale.
Succede a tutti di essere feriti, non possiamo immaginare di trovare un modo di vivere che eviti qualunque ferita, anzi… Sarebbe una situazione di restrizione tale da impedire lo stesso scorrere naturale della Vita, l’espressione della nostra anima e la nostra realizzazione in questa esperienza terrestre. Un intento che si rivela distruttivo e dannoso. Come voler mettere un bambino al riparo sotto una campana di vetro.

Liberare la capacità biologica bloccata

Un obiettivo molto più costruttivo, interessante e vitale è invece quello di liberare, quando è bloccata, la capacità biologica e naturale di ripristinare la propria integrità.
Di cosa si tratta? Sto parlando della fiducia che se ti dovessi ferire, hai in te il processo naturale biologico per guarire, che agisce senza che tu debba intervenire mentalmente. Un processo che permette di guarire, di cicatrizzare, di ripristinare la tua integrità, senza problemi.
Se non ho la fiducia che il mio organismo abbia questa capacità, vivrò un senso di insicurezza profondo. In modo inconscio avrò paura di ferirmi a vari livelli, andando incontro di volta in volta agli eventi della vita.

Senza la fiducia nella tua capacità biologica di ripristinare l’integrità vivrai un senso di insicurezza profondo

Un esempio dalla Natura selvaggia

Prendiamo l’esempio di un animale selvaggio. Se un animale è ferito fisicamente non può spostarsi, andare a caccia, alimentarsi, scappare o affrontare un predatore o un altro pericolo. Non può nemmeno riprodursi. Ovviamente tutte queste limitazioni espongono l’animale a un senso di vulnerabilità, insicurezza e scarsità che sarà superato con la guarigione. Quando l’animale avrà ripristinato la sua integrità fisica, svaniranno insicurezza e altri disagi.

Per completare la spiegazione di come la perdita di integrità porti a vivere un senso di scarsità, possiamo immaginare un individuo come un secchio. Se questo secchio è bucato (cioè ha perso la sua integrità) non riuscirà a riempirsi. In queste condizioni, come sentirsi colmi, appagati e soddisfatti da quello che riceviamo?
I buchi sono le nostre ferite non guarite, non elaborate.

Mancanze che restano impresse

Conosco un cane, trovatello, a cui sicuramente è mancato il cibo. Nonostante siano passati sei anni da quando è stato adottato, ancora oggi si tuffa sulla sua ciotola e continua a chiedere da mangiare anche quando non ha più fame. Può sembrare incredibile, ma dorme addirittura abbracciato alla sua ciotola. La carenza di cibo non è più una realtà, ma questa mancanza si è impressa nella sua memoria.
Un cane che non ha memoria di scarsità di cibo o ferite che hanno alterato il suo senso di integrità, mangia, digerisce, dorme, e quando sente che il suo stomaco è vuoto, chiede da mangiare o va a caccia per procurarsi il cibo, senza “ansie”.

Dal punto di vista biologico, il processo della paura che manchi il cibo e si possa morire di fame è uguale a quello della mancanza di denaro ma anche della mancanza affettiva, di amore, di supporto, di riconoscimento. È sempre una memoria che si esprime, indipendentemente dalla situazione reale presente.

Immaginiamo che la persona o l’animale sia come un secchio. Se è bucato, non si può riempire. Aumentare la quantità di cibo nella ciotola del cane trovatello non avrebbe nessun effetto sul comportamento del cane. Mettere a disposizione della persona abbondanza di denaro, amore, sostegno, riconoscimento o qualunque altra cosa di cui sente la mancanza non basterà. Non sarà mai sufficiente a trasmettergli un senso di abbondanza e completezza.
Serve prima di tutto lavorare sul ripristino dell’integrità del secchio, perché torni a essere stagno. Ripristinare l’integrità è molto importante per fare l’esperienza di uno stato di sicurezza e abbondanza.

Ripristinare l’integrità è molto importante per fare l’esperienza di uno stato di sicurezza e abbondanza

Gli approcci terapeutici efficaci

Puoi utilizzare qualunque approccio terapeutico che permette di elaborare le tue ferite emotive, i drammi passati che hanno lasciato memorie. Amo lavorare alla radice e privilegio gli strumenti che permettono di farlo sia sul passato personale sia sul passato genealogico.

La Biopsicogenealogia come strumento per favorire sicurezza e abbondanza

Quando una persona vuole lavorare sul suo senso di insicurezza e scarsità e così aprirsi all’esperienza di sicurezza e abbondanza, cerchiamo quelli che possiamo immaginare come “buchi”.
L’indagine che si fa in biopsicogenealogia avrà come obiettivo ritrovare e guarire le ferite e le situazioni vissute nel passato personale o genealogico, che hanno lasciato quel senso di insicurezza e/o scarsità. Affinché questa memoria del passato possa lasciare spazio alla situazione reale presente.
Spesso, la consapevolezza della ferita permette di elaborala e di conseguenza avviene la trasformazione.

Un altro strumento altrettanto interessante, la Biokinesiologia

Quando invece la consapevolezza della ferita non basta a guarirla, serve uno strumento che ha accesso alle memorie inconsce della persona. Nella mia esperienza la Biokinesiologia è molto interessante.
Abbiamo visto che essere capace di adattarsi ai cambiamenti, conoscere e rispettare i propri limiti, ripristinare la propria integrità, sono potenziali biologici che, quando liberi di esprimersi, favoriscono il senso di sicurezza e abbondanza. Come dicevo, la Biokinesiologia è uno strumento che permette di liberare i potenziali biologici bloccati.
Seguendo le indicazioni del corpo e attingendo alle memorie inconsce, la Biokinesiologia permette di liberare emozioni bloccate che impediscono di attingere e esprimere un potenziale biologico specifico.
È il corpo a portarci sulla linea del tempo nel nostro passato personale e attraverso quello dei nostri antenati, per scoprire e sciogliere le emozioni prioritarie e dominanti bloccate, che impediscono di vivere il senso di sicurezza e abbondanza.

Agire nuovamente sull’esterno

Quando avrai lavorato su di te perché il tuo terreno sia fertile al senso di sicurezza e abbondanza, in un secondo momento, potrai capire se realmente c’è carenza di cibo, amore, sostegno, denaro, riconoscimento o qualunque cosa di cui senti la mancanza oggi.
Se si verifica che realmente c’è una carenza, potrai (a seconda della situazione) adattarti, agire, scappare o muoverti per cambiare la situazione e sarai efficace.

Dopo aver lavorato su te stesso saprai se davvero c’è una mancanza nella tua vita

In conclusione…

Attraversiamo nel corso della vita un’infinità di eventi. Quando lavoriamo unicamente sulle situazioni esterne, tralasciando il lavoro su noi stessi, ci ritroviamo a spendere tutta la nostra energia su quanto accade al di fuori di noi. Il mondo esterno è qualcosa di mutevole e che ha infinite evoluzioni possibili, che portano altri problemi e rendono necessaria altra energia, altra creatività, altre soluzioni specifiche.

Nel corso della vita, però, c’è un elemento che sarà sempre presente: te stesso. Conoscere se stessi e lavorare su di sé, oltre a essere possibile per chiunque, è un investimento che permette di raccogliere benefici utili per il resto della vita.

Un aiuto per dimagrire più facilmente, definisci così i tuoi obiettivi

Un aiuto per dimagrire più facilmente, definisci così i tuoi obiettivi

Sei in cerca di un aiuto per dimagrire più facilmente? Innanzitutto sono importanti gli obiettivi che ti dai quando vuoi dimagrire, tanto quanto il metodo che sceglierai di seguire. In questo articolo voglio darti gli strumenti per definire degli obiettivi adatti a te, che costituiscono concretamente un aiuto per dimagrire più facilmente, senza stress, cioè in serenità.

Impara come darti degli obiettivi che aiutano a dimagrire più facilmente

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Se conosci il mio blog o hai seguito uno dei miei laboratori, sai già che quando si parla di sovrappeso propongo un metodo di dimagrimento che non prevede diete. Come racconto nel libro Conquista per sempre il tuo peso forma, se hai dei chili in più di cui non riesci a liberarti significa che dentro di te è in atto un conflitto: una parte vuole dimagrire mentre l’altra vuole restare in sovrappeso. Ecco perché da anni sono impegnata ad aiutare le persone a individuare le ragioni inconsce, psicologiche e biologiche, che spingono a opporsi al dimagrimento. Attenzione, si tratta di ragioni personali, che possono essere anche molto diverse da persona a persona.

Qualunque metodo per raggiungere il peso forma tu scelga di seguire, in ogni caso, che preveda una dieta oppure no, va sostenuto da obiettivi chiari e ben definiti. Cosa che vale per qualunque altro traguardo nella vita.

Perché dico questo? La ragione principale per cui le persone non ottengono ciò che vogliono, è una sola: non sanno davvero quello che desiderano. Se ci pensi scoprirai che capita spesso anche a te. Scommetto che sai molto bene quello che non vuoi, mentre forse hai le idee confuse riguardo a quello che vuoi. Cosa che nel caso specifico del sovrappeso, ti impedisce di trovare aiuto per dimagrire più facilmente.

Il mio metodo di dimagrimento non prevede diete

La metafora del navigatore

Facciamo un paragone in cui tutti possono facilmente immedesimarsi. Immagina di essere al volante di una macchina veloce e comoda che può portarti ovunque. L’auto ha un motore potente, il serbatoio è pieno e il GPS funziona benissimo. Non resta che inserire la destinazione. Stai per digitare qualcosa, ma ti viene in mente solo il fatto che non vuoi andare a Roma… Senza una direzione precisa, purtroppo, non puoi muoverti neppure di un millimetro. Il GPS non conosce la negazione. E, forse questo ti sorprenderà: neppure il tuo inconscio conosce la negazione.

Quando dici a te stesso semplicemente non voglio più essere in sovrappeso, il tuo cervello si concentrerà sui chili di troppo. Poiché l’inconscio non conosce la negazione lavorerà per mantenere i chili di troppo, su cui hai concentrato la sua attenzione, anziché per lasciarli andare. È come se stessi dicendo al navigatore di andare a Roma anche se è l’unico posto che non vuoi proprio raggiungere.

L’inconscio non conosce la negazione, ecco perché è importante cambiare modo di darsi degli obiettivi

Superare la negazione

Fermati e prenditi il tempo per riflettere. Cosa desideri davvero quando parliamo di peso corporeo? Prendi un foglio e scrivi nero su bianco il tuo desiderio. Mi raccomando, ogni frase deve essere espressa in modo positivo. Se ci sono cose che non vuoi, non pensarle e non nominarle nemmeno. Altrimenti ti allontanerai dai tuoi obiettivi anziché avvicinarti. Concentrati sull’alternativa che è di tuo interesse.

Come ho sottolineato attraverso la metafora del navigatore, devi essere il più preciso possibile per trovare in te stesso un aiuto per dimagrire più facilmente. Quando vuoi raggiungere una destinazione, di solito, sei abituato a inserire non solo la città ma anche la via e il numero civico: ti invito a fare altrettanto.

Se ci sono cose che non vuoi, non pensarle e non nominarle nemmeno

Esempi concreti

Per permetterti di trovare aiuto per dimagrire più facilmente vorrei analizzare con te alcuni dei desideri che, spesso, i miei pazienti esprimono quando vogliono raggiungere il loro peso forma.

La frase che mi sento dire più spesso è: voglio perdere tot chili. Ma come ho sottolineato in più occasioni sulle pagine di questo blog, perdere è un verbo che ha una accezione negativa. Quando perdi qualcosa di solito non sei felice, ma piuttosto triste o arrabbiato. Perdiamo un’occasione, le chiavi di casa, il telefono o peggio ancora una persona cara.

La parola perdere richiama al nostro inconscio un senso di vuoto, fa pensare che c’è qualcosa che ci manca e che vorremmo ritrovare. Ecco allora che i chili di troppo, se pensi al fatto che li vuoi perdere, ti si attaccheranno addosso con ancora più forza! Questa è una delle ragioni per cui molti, dopo una dieta, si ritrovano a lottare con l’effetto yo-yo e recuperano tutti i chili persi e anche di più.

Hai un mondo di alternative a disposizione

Piuttosto che voglio perdere peso prova a pensare voglio sbarazzarmi dei chili di troppo. Nessuno sente la mancanza di ciò di cui si vuole sbarazzare. Dovresti però anche scendere nel dettaglio, quindi potresti pensare, ad esempio, voglio sbarazzarmi di 10 chili. Ma puoi anche concentrarti su qualcosa che ti dia un’idea di maggiore leggerezza, ad esempio voglio liberarmi di 5 chili. Sei alla ricerca di un obiettivo più neutrale? Puoi optare per voglio dimagrire 7 chili o ancora voglio pesare 52 chili, voglio portare la taglia 42 e così via.

Desiderare di essere magri o snelli non è sufficiente, perché quello che significa magro per me può essere diverso da quello che significa magro per te. Non solo. Nell’ottica di imparare a chiedere e ricevere aiuto, è fondamentale, quando si fa una richiesta a se stessi e all’Universo, essere chiari.

Desiderare di essere magri non basta, è importante imparare a chiedere e ricevere aiuto

Desideri dettagliati

Il risultato che vuoi ottenere rientra tra quelli che sono misurabili. Quando ti sarai sbarazzato dei dieci chili di troppo (ad esempio) entrerai nel vecchio paio di pantaloni che ti piace tanto e che ora non ti sta più. Tutti vedranno che sei più snello. Se è questo l’obiettivo, devi chiederlo con esattezza. Persino voglio dimagrire di 10 chili potrebbe essere una formulazione poco precisa.

Immagina di esprimere il tuo desiderio a un genio della lampada. Se non sei preciso, quei dieci chili potresti perderli a causa di una malattia che ti toglie l’appetito, oppure potresti vederli sparire solo da alcune parti del tuo corpo, mentre il tuo obiettivo è quello di dimagrire in modo armonioso. O ancora potresti “perderli” in 10 anni (un tempo troppo lungo) o in 10 giorni (un tempo troppo breve, temo, per essere una mossa sana).

Esprimi il tuo desiderio specificando in quanto tempo vorresti sbarazzarti dei chili che non vuoi. Oppure definisci in quanto tempo vorresti raggiungere la taglia ideale per te. Ma meglio aggiungere che vuoi farlo in modo sereno, armonioso e in piena salute. Questo è uno dei “segreti” per trovare aiuto per dimagrire più facilmente.

Un’ultima cosa. È importante avere dei desideri, ma non aspettare di realizzarli per essere felice. Tante persone rimandano la loro felicità al futuro. Pensano che saranno felici una volta cresciuti, fidanzati, laureati, quando saranno genitori, nonni, una volta raggiunta la pensione e così via. Personalmente ti invito caldamente a fare diversamente.

Non aspettare le condizioni ideali per essere felice. Inizia subito ad agire e farti del bene. Parti da quello che sei oggi. È più che abbastanza. Puoi decisamente essere felice prima di aver raggiunto il tuo peso forma.

Aiutare i pazienti a dimagrire, nuovo approccio al sovrappeso

Aiutare i pazienti a dimagrire, nuovo approccio al sovrappeso

Aiutare i pazienti a dimagrire e mantenere il peso forma senza lavorare alla radice del sovrappeso è difficile, soprattutto a lungo termine. L’imposizione di un regime alimentare o di una dieta di qualsiasi tipo funziona, purtroppo, solo fino a un certo punto.

Sei un biologo nutrizionista, un dietologo o comunque uno specialista impegnato nell’aiutare le persone a raggiungere il proprio peso forma? Quante volte ti è capitato nella tua carriera di ottenere risultati buoni con pazienti che hanno beneficiato delle tue competenze? Spesso, immagino, altrimenti avresti cambiato strategia!

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Quante volte ti è anche capitato che, dopo aver festeggiato insieme al tuo assistito il raggiungimento degli obiettivi, l’hai osservato impotente e dispiaciuto riprendere tutti i chili persi?

Ti è successo spesso di accompagnare una persona che inizialmente era molto motivata e poi man mano ha perso sia la motivazione sia la forza di impegnarsi, con il risultato che la possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati si è allontanata sempre di più?

Se sei un professionista serio, che sostiene con passione le persone nel percorso verso il raggiungimento del peso forma, sai quanto questa situazione può essere frustrante.

Una frustrazione condivisa

La situazione è davvero difficile per le persone che lottano contro i chili di troppo e si sentono sempre in colpa per ciò che mangiano, così come per le persone che sono di cattivo umore per tutto quello che non possono mangiare, piuttosto che per chi si svaluta a causa dell’incapacità di raggiungere gli obiettivi e mantenerli. Un contesto ovviamente molto frustrante anche per il professionista che accompagna i suoi assistiti nel percorso di dimagrimento.

Questo articolo è rivolto proprio a te, che come professionista cerchi strategie per supportare ancora meglio le persone che chiedono il tuo aiuto. Su queste pagine vorrei condividere alcune mie scoperte, per sostenerti nel compito importante che stai svolgendo. Scoprirai che l’integrazione del lavoro emotivo può essere di grande aiuto ai professionisti che si occupano di nutrizione e raggiungimento del peso forma.

Integrare il lavoro emotivo può essere di grande aiuto ai professionisti della nutrizione

Il ruolo della medicina non convenzionale

Negli anni di pratica come medico e terapeuta ho sviluppato un mio metodo, quello della Bioconsapevolezza, che coniuga i saperi provenienti da diverse discipline tra cui la medicina cinese, la Biokinesiologia, la Biopsicogenealogia e le Biocostellazioni. Alla base del metodo ci sono tre principi. Primo: il corpo è competente. Secondo: ogni malattia o sintomo, sovrappeso compreso, è una strategia che mette in atto il corpo per aiutarci e pertanto può essere letto come un messaggio che ci informa di un disagio. Terzo: Ogni ostacolo allo scorrere naturale della Vita crea la necessità di compensare.

La Bioconsapevolezza, tra le altre cose, può essere di grande aiuto per dimagrire, con o senza diete. L’idea che si possa dimagrire senza diete potrebbe farti storcere il naso, ma ti invito a continuare a leggere questo articolo con la mente aperta, potresti scoprire uno strumento utile al tuo lavoro e al benessere dei tuoi pazienti.

Se preferisci approfondire subito puoi leggere il mio libro che ho scritto sull’argomento Peso forma. Puoi trovare molti spunti utili ed esercizi da suggerire ai tuoi pazienti che vogliono dimagrire in modo duraturo.

Dimagrire senza diete è possibile, andando alla radice del sovrappeso

Il sovrappeso non esiste in Natura

Partiamo da un dato di fatto: in Natura non esiste il sovrappeso. Qualsiasi animale, indipendentemente dalla sua biologia, vive al proprio peso forma. Ovviamente sto parlando di animali selvatici, cioè non addomesticati e pesantemente condizionati dall’uomo. Anche noi, in quanto esseri umani, siamo animali: mammiferi come tanti altri. C’è quindi dentro di me, di te, di tutti noi, la capacità di essere al peso forma e di mantenerlo in modo naturale e spontaneo. Perché allora tante persone ingrassano e fanno fatica a dimagrire? Oppure riescono a buttare giù i “chili di troppo” ma poi ne riprendono puntualmente quanti e più di prima? Chi vive questo stress ha dentro di sé una forza che ostacola l’innata capacità di esprimere la forma più naturale del suo corpo.

Chi ingrassa ha dentro di sé una forza che ostacola la forma naturale del suo corpo

Peso forma non significa essere magri

A questo punto vorrei fare una precisazione importante. Non credo affatto che tutti dovremmo essere necessariamente magri e longilinei per stare bene. Salute e magrezza non sono sinonimi. L’esistenza di persone di tutte le forme, in larghezza come in altezza, è una caratteristica meravigliosa della specie a cui apparteniamo. Il mio metodo non tende affatto a fare sì che diventiamo tutti uguali. Piuttosto il contrario: il mio intento è che ognuno trovi il suo peso forma e sia contento e in pace con il proprio corpo.

Il mio intento è che ognuno trovi il suo peso forma e sia contento e in pace con il proprio corpo

Sai perché? Questa pace libera tempo ed energia, da usare per esprimere al meglio i talenti e la creatività di cui si è portatori. A questo proposito ti invito a fare subito una proposta a chiunque entri nel tuo studio…

Smetti di lottare per perdere peso

Per aiutare i pazienti a dimagrire suggerisci loro di smettere di lottare. L’idea di lottare per perdere peso è di per sé controproducente. Mette nella condizione di investire moltissima energia in qualcosa che porta, come risultato, a una perdita. Spesso non ce ne rendiamo conto, ma le parole che usiamo per riferirci alle nostre azioni, e i pensieri che formuliamo quando vogliamo motivarci al raggiungimento di un obiettivo, sono molto potenti.

I termini scelti per parlare a noi stessi condizionano il risultato. Innanzitutto è meglio non pensare di perdere chili. Perdere è di per sé un’espressione con connotazione negativa. Difficilmente si associa a un successo o a un evento portatore di benessere. Se approfondirai il mio approccio scoprirai che in caso di sovrappeso c’è, in sottofondo, un vuoto da colmare. Comprendi quindi che perdere ancora qualcosa è inconcepibile. Ti invito dunque a consigliare ai tuoi pazienti di non usare l’espressione perdere peso. Ci sono tanti altri modi di dire che si possono adottare: si vuole dimagrire, raggiungere il peso forma, guadagnare leggerezza, sbarazzarsi dei chili di troppo, eccetera.

Suggerisco pure di lasciare andare l’idea della lotta, in questo caso. Contro chi lottano i tuoi assistiti? Il corpo è un alleato, non un nemico da combattere. E tu, come professionista della nutrizione, hai un ruolo molto importante. Nell’aiutare i pazienti a dimagrire puoi spiegare loro che il corpo è un amico e che hanno in sé la capacità e la possibilità di raggiungere il proprio peso forma, e di mantenerlo senza per questo fare la fame.

Parole da evitare

Tornando alle parole da usare e a quelle da evitare, per facilitare il raggiungimento degli obiettivi legati al peso forma, fissa con i tuoi assistiti un traguardo in termini di chili e aiutali a visualizzarlo. Ad esempio possono pensare di voler pesare 54 chili, piuttosto che 60 e così via, o di essere una taglia 42 o 44. Avere in mente un obiettivo preciso espresso in termini positivi è di grande aiuto. La nostra parte inconscia lavora sugli obiettivi che ci diamo anche quando consapevolmente non ce ne accorgiamo, perfino mentre dormiamo.

La nostra parte inconscia lavora sugli obiettivi che ci diamo anche quando non ce ne accorgiamo

Aiutare i pazienti a dimagrire: vai al cuore del problema

Una volta in possesso del linguaggio per compiere al meglio il percorso di dimagrimento, vediamo in cosa consiste l’approccio della Bioconsapevolezza al sovrappeso. Il mio metodo consente di andare al cuore del problema, permette cioè di scoprire perché una persona è in sovrappeso.

Non sto parlando del fatto che quella persona mangia troppo o male. Come avrai notato senza comprendere il perché, a volte delle persone mangiano tanto e male e sono magre. L’intento è trovare la ragione profonda dietro al sovrappeso. Perché quel tuo paziente si sveglia in piena notte per svuotare la dispensa? Perché l’altro non riesce a eliminare più neppure un grammo e fa moltissima fatica a seguire il regime alimentare che gli hai consigliato? Ciascuno ha un motivo inconscio per cui non riesce a raggiungere e/o mantenere il peso forma. C’è una ragione profonda, una causa alla radice dei chili in più.

L’alleato di ogni regime alimentare

Eliminata la causa alla base dei chili di troppo, il corpo potrà riacquistare la sua naturale capacità di vivere al proprio peso forma, senza fatica o restrizioni. Per alcune persone che sono state messe a dieta dalla prima infanzia e che hanno perso la fiducia e il contatto con il proprio corpo, è difficile ritrovarsi libere di mangiare quello che vogliono. Vivono un senso di smarrimento. Il tuo sostegno è prezioso per una rieducazione all’alimentazione equilibrata. Qualche conoscenza, dritte, esempi di pasti equilibrati saranno un aiuto per mangiare bene, prediligendo ad esempio frutta e verdura.

Viviamo in società gravate da numerose sovrastrutture. Tanti hanno dimenticato come si ascolta il corpo. Se sapessimo recepire e comprendere i messaggi che il corpo ci invia, sapremmo anche come nutrirci per rispondere alle nostre reali esigenze. Per chi ha dimenticato come farlo, c’è bisogno di un aiuto professionale, di una figura come la tua, che guidi le persone verso una riscoperta dei bisogni reali.

Tanti di noi hanno dimenticato come si ascolta il corpo

Molti uomini e donne, infatti, scelgono alcuni cibi o magari si abbuffano perché hanno freddo, sono tristi o si sentono soli. In questo caso non è il corpo a chiedere quell’alimento ma la mente. Capendolo, è possibile intervenire per soddisfare quei bisogni (che non hanno davvero a che fare con il cibo) in altro modo. Ma torniamo ora alla ricerca della causa profonda dei chili di troppo.

Come si va alla radice del problema?

Per capire come mai una persona non riesce a dimagrire o a mantenere il peso forma è importante conoscere sia la sua storia personale sia quella familiare e genealogica. Dietro i chili di troppo c’è un conflitto interiore. Il problema è che una parte della persona vorrebbe dimagrire ed essere snella mentre un’altra non lo vuole. È quest’ultima parte che spinge a mangiare di più quando lo stomaco è già pieno o che fa sentire addosso una stanchezza tremenda proprio nel momento in cui si dovrebbe fare attività fisica. Per aiutare i pazienti a dimagrire è importante capire questo aspetto cruciale del sovrappeso.

Immagina due cavalli che tirano una carrozza in due direzioni diverse. Questo è quello che accade dentro ai tuoi pazienti (senza che ne siano consapevoli). Una volta individuate le due parti in conflitto, viene la tentazione di eliminare definitivamente quella che impedisce il dimagrimento. Eppure questo non è l’approccio più efficiente.

Dietro i chili di troppo c’è un conflitto interiore

Il cambio di paradigma che permette il dimagrimento

Come ho già sottolineato il corpo è competente: il sovrappeso è un messaggio, anzi una vera e propria strategia di sopravvivenza per ognuno dei tuoi assistiti. Come professionista puoi aiutare i pazienti a dimagrire spiegando che entrambe le parti in conflitto, quella che vuole dimagrire e quella che vuole restare in sovrappeso, agiscono solo e soltanto per il loro bene.

Il sovrappeso è un messaggio, anzi una vera e propria strategia di sopravvivenza per chi vive questa condizione

Non c’è nessun sabotatore interiore che ha come obiettivo il malessere e l’infelicità della persona. Anzi: spesso è proprio la parte che lotta per mantenere il sovrappeso a rappresentare la risorsa più importante. Una volta acquisita questa consapevolezza non resta che capire perché ciascun assistito ha in sé una parte che non vuole dimagrire.

Mettersi in viaggio

Per capire le ragioni profonde dietro al sovrappeso è necessario intraprendere un viaggio, in cui il tuo assistito sarà sottoposto ad alcune domande fondamentali. Un viaggio che farà dentro se stesso e dentro il proprio passato. Questo percorso il tuo paziente può farlo da solo (con l’aiuto del libro), oppure con il tuo supporto come professionista della nutrizione, se ti piace l’idea di integrare l’aspetto emotivo nel tuo lavoro di consulenza. Oppure ancora puoi proporre di fare squadra con un altro tipo di specialista. Si tratta di un percorso su misura, che non può essere uguale per tutti.

Individuate le ragioni alla radice del sovrappeso, la causa dei chili di troppo può essere rimossa, o meglio elaborata e risolta. A quel punto il processo di dimagrimento diventerà del tutto naturale. Tu e il tuo paziente potrete registrare insieme molti cambiamenti che avverranno in modo spontaneo e senza fatica. Il tuo assistito vedrà risultati duraturi e sarà molto contento del percorso fatto con il tuo aiuto, mentre tu lavorerai con molta più soddisfazione, perché nel tuo studio entreranno tante facce sorridenti.

Per scoprire quali sono le domande che guidano alla radice dei chili di troppo e aiutare i pazienti a dimagrire ti invito a leggere il libro Conquista per sempre il tuo peso forma.

Perché curare il cancro integrando le terapie complementari

Perché curare il cancro integrando le terapie complementari

Curare il cancro integrando le terapie complementari e la medicina convenzionale occidentale è possibile. Ma perché farlo? Prima di tutto perché l’obiettivo di tutte le discipline mediche è lo stesso: la guarigione, la salute e il benessere della persona. Grazie a una sinergia ad ampio spettro, che coinvolga più metodi di cura, l’efficacia dell’aiuto che terapeuti e medici possono offrire alle persone aumenta notevolmente.

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Due strade che si incontrano nel Benessere

So che ad alcuni medici e terapeuti potrebbe sembrare strana l’idea di curare il cancro integrando le terapie complementari, invece chi ha guardato alle cose da un punto di vista diverso, con la mente aperta, ha potuto costatare che questo connubio funziona davvero.

Medicina convenzionale e terapie complementari hanno, semplicemente, un diverso approccio alla malattia e nel caso specifico, al cancro. Ma questo non significa che non possano collaborare o che siano in contrasto tra loro.

La medicina oncologica convenzionale si focalizza sulla diagnosi della malattia. Quando a qualcuno viene diagnosticato un cancro, l’obiettivo diventa quello di uccidere le cellule patologiche. Le terapie complementari di solito si concentrano invece sulla salute della persona nel suo complesso. Il loro obiettivo è mettere il corpo nelle migliori condizioni perché sprigioni tutto il suo potenziale di guarigione.

Le terapie complementari si concentrano sulla salute della persona nel suo complesso

Un aiuto strutturato per curare il cancro in sinergia

Se sei un terapeuta e stai cercando strumenti e strategie complementari per supportare i tuoi pazienti, questo articolo fa per te. Ma anche se sei un paziente oncologico e vuoi cercare un aiuto ad ampio spettro puoi trovare consigli utili in questo testo. Pensiamo a quali sono “le armi” impiegate dalle terapie convenzionali contro il cancro. Generalmente le cure prevedono farmaci o strumenti (come chemioterapia, raggi, chirurgia) tossici o invasivi per l’organismo, che mettono a dura prova non solo le cellule patologiche, ma anche il corpo nel suo complesso e tutte le sue cellule sane.

Le terapie complementari come la naturopatia, l’agopuntura, l’omeopatia e un’alimentazione specifica, per esempio, possono aiutare il corpo a gestire gli effetti avversi delle “terapie d’attacco” e a ripristinare più velocemente lo stato di salute.

Inoltre, le discipline appartenenti alle medicine complementari possono contribuire a favorire un terreno che ostacoli lo sviluppo di malattie e più specificamente di cancri. Ti ricordo che il corpo fabbrica ogni giorno cellule tumorali che vengono semplicemente distrutte dal nostro sistema immunitario. Esiste, ad esempio, un fenomeno chiamato apoptosi cellulare. Cos’è? Una vera e propria autodistruzione della cellula danneggiata o patologica. Quando il terreno (cioè il corpo) è sano, questo fenomeno è più efficace e permette il mantenimento ottimale dell’equilibrio vitale.

L’apoptosi è un fenomeno naturale che distrugge la cellula danneggiata o patologica

L’importanza del livello energetico

Uno degli elementi che condiziona in modo davvero importante e immediato il benessere dell’individuo nel suo complesso è il livello di energia. Mantenere alta e di buona qualità l’energia circolante nell’organismo è una strategia che porta benefici decisivi alle persone che stanno combattendo per riconquistare salute e benessere. E questo vale anche quando si parla di curare il cancro. Tra le discipline di cura che conosco, quella cinese e ayurvedica sono sicuramente molto efficaci nel momento in cui c’è bisogno di aumentare l’energia basale e scoprire come supportare un buon livello di energia.

Capire perché c’è un cancro

Le terapie complementari, inoltre, possono fornire preziosi strumenti per comprendere la ragione profonda che ha portato allo sviluppo di un cancro. Nel mio metodo, quello della Bioconsapevolezza, che ho sviluppato nel corso di oltre vent’anni di lavoro, trovano posto discipline come la Biopsicogenealogia, le Biocostellazioni e la Biokinesiologia. Insieme possono fornire quello che serve per indagare sia nel vissuto personale del malato sia nel vissuto genealogico, alla ricerca delle ragioni che hanno spinto il corpo a sviluppare un cancro e non distruggerlo.

Le terapie complementari possono aiutare a capire perché si è sviluppato un cancro

Qualsiasi sintomo sviluppato dal corpo, infatti, altro non è che un messaggio e un tentativo dell’organismo di sopravvivere e “salvarsi da solo”. Malattie e disagi non sono solo qualcosa da combattere ma piuttosto qualcosa da comprendere. La comprensione può portare in modo più efficace e risolutivo a recuperare la Salute.

Il paziente può svolgere in completa autonomia alcune azioni complementari alle cure di medicina convenzionale per curare il cancro, mentre per altre ha bisogno dell’aiuto di un professionista esperto. Vorrei fare, su queste pagine, un riassunto di quello che penso sia utile per chi ha una diagnosi di cancro e cerca un aiuto a 360 gradi.

Anche le azioni semplici possono essere efficaci

La strategia che ti propongo è senza dubbio più emozionale e mentale rispetto alla “classica” cura a base di farmaci e radiazioni. Il mio scopo è quello di aiutare a sostenere e potenziare i benefici delle terapie mediche convenzionali. Al tempo stesso vorrei anche condividere dei metodi che riducono gli effetti collaterali delle cure chemioterapiche e radioterapiche e rafforzano le cellule sane, sempre presenti e in maggioranza anche in un organismo “affetto” da un tumore.

Insieme possiamo potenziare i benefici delle terapie mediche tradizionali a cui ti stai sottoponendo

Forse le mie proposte possono sembrare semplicistiche se raffrontate a una diagnosi di cancro (e soprattutto alla paura che spesso ne consegue). Se sei un terapeuta ti invito comunque a proporre queste strategie e vedere se funzionano o meno sui tuoi pazienti. Se sei una persona a cui è stato diagnosticato il cancro, visto che si tratta di azioni semplici da mettere in campo, perché non le attui lo stesso, senza pregiudizi, e vedi come va?

La mia esperienza mi ha dimostrato che, se ripetute con costanza e serenità, le azioni che ti propongo possano sconvolgere (e in positivo!) un destino apparentemente già tracciato. Nel momento in cui cambi qualcosa nella tua vita, cambiano i risultati della tua vita. Inizia pure subito con questi 10 passi.

1-Fai il punto della situazione

Cerca di capire quello che stai vivendo. Prenditi qualche giorno per stare lontano dalla tua vita quotidiana, in un luogo dalla natura il più possibile incontaminata. Cammina in silenzio, ascoltati, medita e metti a punto la tua strategia di guarigione per curare il cancro.

2-Cura il tuo dialogo interiore

Il tuo dialogo interiore condiziona fortemente le tue emozioni, che a loro volta condizionano le tue azioni, sia quelle consapevoli sia quelle del tuo corpo, che accadono senza che tu te ne renda conto. Di conseguenza, il tuo dialogo interiore ha un forte impatto sulla tua salute. Ricordati che hai miliardi di cellule sane nel tuo corpo, la loro percentuale è altissima in confronto a quelle “impazzite”.

3- Salvaguarda il tuo livello di vitalità

Mentre fai attenzione alle parole che dici a te stesso, ricorda anche di prenderti cura del tuo livello di vitalità. Respirare è il primo bisogno vitale, quindi: respira, respira, respira. Se dai ossigeno alle tue cellule loro funzioneranno senza dubbio molto meglio. Respirare facilita uno stato di rilassamento generale che, tra le altre cose, elimina le tensioni fisiche che consumano inutilmente energia. Rilassamento e respirazione aumentano l’energia vitale.

4-Cura la tua alimentazione

Mangia cibo fresco, se possibile biologico e integrale. Nella tua dieta quotidiana includi quante più verdure, frutti, cereali e proteine vegetali, riducendo l’apporto di quelle animali. Prenditi il tempo per scovare un fruttivendolo affidabile vicino casa e privilegia ortaggi e frutta di stagione locali. Sempre più studi concordano sul fatto che l’alimentazione può influenzare lo sviluppo o la prevenzione di cancri.

5-Cammina tutti i giorni

Almeno una volta al giorno, ma ancora meglio se sono due, concediti un minimo di 20 minuti di cammino. Se puoi fallo nella natura incontaminata. Scegli un bosco o un grande parco. Quando questo non è possibile, lungo la tua passeggiata entra in contatto con la corteccia di uno o più alberi che incontri. Sfiora una pianta. Le camminate e la Natura stimolano il nostro naturale sistema di riparazione cellulare, chiamato psico-neuro-endocrino-immunologico. Il corpo ha in sé molte risorse per curare il cancro.

6-Lasciati andare e ridi

Circondati di persone che ti fanno ridere, chiamale al telefono, invitale a bere un caffè. Leggi libri e fumetti che trovi divertenti, guarda quei film o quelle trasmissioni che sai già che ti strapperanno una risata (meglio più di una). Prendi anche in considerazione una disciplina molto utile per stare meglio e mantenere alta l’energia vitale, lo yoga della risata. Le risate sono contagiose, lasciati influenzare in modo benefico!

7-Pratica l’esercizio dei 100 grazie

Ogni sera prima di addormentarti, fai un elenco delle ragioni per le quali sei grato alla tua Vita e all’Universo. Ricordati però di non ringraziare mai per quello che non ti è piaciuto, né per il dolore!  Ringrazia invece anche per quello che dai per scontato, come ad esempio il fatto di avere un tetto sopra la testa o due gambe per camminare.

8-Rafforza la parte sana del tuo corpo

Trova un esperto o una squadra di esperti di diverse discipline complementari che possano supportarti nel tuo percorso di guarigione. Ti consiglio anche di fare un ciclo di pulizia del fegato e dell’apparato digerente. È importante, per sostenere la salute del tuo corpo e la sua capacità di guarire. Con una pulizia profonda di stomaco e intestini puoi rafforzarne equilibrio ed energia vitale. La pulizia detossificante è ancora più indispensabile se sai che affronterai terapie convenzionali contro il cancro che hanno vari effetti collaterali.

9-Rilassati e sogna ad occhi aperti

Concediti almeno mezz’ora di rilassamento al giorno. Se pensi di non avere tempo perché hai troppo da fare, rivaluta le tue priorità: il rilassamento e la meditazione sono un investimento per la tua Salute. Sogna anche a occhi aperti, ricordati che ogni pensiero crea un futuro potenziale. Sul mio sito, nella pagina risorse, trovi un audio che puoi scaricare gratuitamente che si chiama: Visualizzazione del tuo migliore futuro. Fai anche un elenco dei desideri che si nascondono dietro le tue paure, così potrai focalizzare l’attenzione sulla loro realizzazione.

10-Indaga nel tuo presente e nel tuo passato

Con l’aiuto di un esperto puoi curare ferite che probabilmente sono presenti da anni, dentro di te, ferite che hanno condizionato parte della tua vita. L’esperienza del cancro potrebbe essere l’opportunità per risanarle. Tutto il resto della tua vita, in ogni suo ambito, ne trarrà un grande beneficio.

Sappi che il corpo è competente e che se ha lasciato crescere un cancro molto probabilmente c’è un motivo. Sempre con l’aiuto di un esperto fai un’indagine accurata nella tua vita presente e passata, alla ricerca delle radici della tua malattia. E metti nero su bianco il tuo albero genealogico.

Condividi le emozioni e organizza una squadra!

Aggiungo un ultimo prezioso consiglio strategico. Non vivere quanto ti sta capitando nell’isolamento e trova il modo di sfogare le tue emozioni. Credo sia molto importante anche creare intorno a te una piccola o grande squadra di sostegno. Per farti aiutare al meglio (e permettere agli altri di farlo davvero), fai l’elenco delle azioni concrete che pensi siano necessarie alla tua salute e trova sostegno per metterle in pratica. Scrivile su un foglio, poi condividi il testo con i tuoi cari e proponi anche a loro di seguire i suggerimenti che hai messo nero su bianco, così quella di nutrire Salute e Benessere diventa una strategia di squadra!

Godersi la vita, sempre e comunque

Potrebbe sembrarti fuori luogo o prematuro, perché hai avuto la cattiva notizia di una diagnosi di cancro. Io però te lo suggerisco comunque: preparati a un bellissimo futuro. Fai un elenco di tutte le cose che vuoi fare quando sarai guarito.

Poi rileggi quanto hai scritto, chiedendoti se alcune di queste cose non puoi già farle… Perché dovresti rimandare? Goditi la vita appena ne hai l’opportunità.